26 agosto 2009

più vivi di così si muore

confesso che mi tremavano le mani. era un riflesso istintivo dovuto a un sentimento troppo complesso a cui diamo spesso un nome troppo semplice. era per via di tutte le volte che ci siamo lasciati vincere dalle emozioni. mentre adesso abbiamo deciso di lasciarci perdere. per non cedere ancora alle nostre instabilità reciproche. per darci la possibilità di fuggire all'incapacità di restare sereni come il cielo di questa estate quasi sfinita. quest'estate che continuo a chiamare anoressica. ci sono momenti di attesa. periodi di transizione. vivere tre mesi in un luogo che sai di abbandonare quando questo mare tornerà a farsi rabbioso e questi cercatori di relax in affitto torneranno alle loro città aride. quando i vecchi pescatori si saranno liberati di questi rumorosi forestieri venuti dal continente. quando tutti voi partirete verso luoghi diversi e questi bar sulla spiaggia avranno per l'ultima volta sbattuto i battenti. l'attesa sarà finita e inizierà la ricerca. partire perchè manca l'aria. partire perchè non si riesce più a stare fermi. perchè c'è bisogno di nuove strade piazze banconi sfumature dialettali. c'è bisogno di nuovo fuoco per far ardere questa voglia di vita che non si riesce ad estinguere. allora, dove andare se non ai piedi del grande Vulcano. ad accendersi le sigarette con i suoi sputi incandescenti. a chiamarti e dirti qua è bellissimo non mi manchi affatto. a dirti che ho fatto bene a puntare in basso e non in alto come mi dicevi tu. made in Sicily e senza ancora il bisogno di autoesportarsi.per continuare a cadere. perchè il giorno in cui ci rialzeremo sia indimenticabile. perchè sia il culmine della nostra epopea personale. perchè non ci accontentiamo di una semplice storia noi ne vogliamo una così grande da sembrare una leggenda. e in questo tempo d'attesa quegli sguardi rapidi sono come spari.

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