9 settembre 2009

in caso di semaforo rosso chiudere gli occhi e procedere dritto

un posacenere pieno di mozziconi di sigarette e non. una bottiglia di martini che non riesce a far passare la nostra sete di noi. ma le mura di questa stanza sperduta nel nulla di questa città non riescono più a trattenerci. noi che siamo sempre riusciti ad entrare in qualcosa ma difficilmente ad uscirne. ad invischiarci in qualunque faccenda potesse finire male. a sporcarci con tutto ciò che di sporco abbiamo incontrato lungo queste strade tortuose e dalle controindicazioni errate. un posacenere, una bottiglia e quattro occhi che parlano anche quando la bocca resta chiusa. perchè le parole difficilmente riesco a spiegarsi davvero bene. dicono che sia impossibile trasmettere al cento per cento quello che si ha in mente. così per fortuna non ci si può infettare anche dei pensieri altrui. altrimenti in questa stanza ci sarebbero un posacenere, una bottiglia, quattro occhi e due cadaveri. e invece ci sono due corpi forse anche troppo vivi. siamo cariche esplosive di felicità e tristezze. non riusciamo a disinnescarci. siamo solo sogni e speranze, gioie e delusioni. abbiamo bisogno di un taglio profondo per trovare il coraggio di cambiare. useremo una loop station per ripeterci all'infinito tutti gli errori che abbiamo commesso. adesso che anche la pioggia ha tutto un altro sapore e il suo battere forte oltre la finestra non è più melodia. è diventata inquietudine. voglia di uscire nella strada abbondonata e lasciarsi bagnare sperando che piova così tanto da essere sommersi. da annegare in ciò che un tempo si amava. ci riscopriamo così patetici. in queste nuove stanze non ancora vestite di noi. cercando di adattarci alla vita che ci siamo ritrovati. o forse cercando solo di adattare la vita a ciò che ci siamo ridotti a essere. io non voglio essere vittima di tutto questo, voglio essere io a decidere, dicevi. così abbiamo deciso di non essere o di essere tutt'altro rispetto a ciò che avremmo potuto essere. spargendo lungo il cammino le nostre parole tutto intorno a spazi reali e non per potere un giorno ritrovare la via del ritorno. guardati bene intorno mentre vai avanti, che la strada è sempre dritta ma ci sono anche incroci possibili per poter cambiare tutto. imboccheremo anche le strade controsenso, se sarà ciò che ci conviene. che arriva sempre il momento in cui bisognerebbe andare. ma non arriva mai senza che ci sia anche la possibilità di decidere di restare. forse è meglio partire senza mai più fermarsi, forse è meglio restare fermi quì ad attendere che qualcuno ci venga incontro, forse è meglio andare a cercare qualcosa di preciso, forse è meglio tornare indietro da dove siamo partiti e ricominciare tutto daccapo o restare fermi lì. insomma, forse sarebbe meglio fare un sacco di cose ma non sapremo mai qual'era la cosa sbagliata da fare se prima non la faremo. quindi, continuiamo pure a sbagliare in questo gioco ad eliminazione. prima o poi ci faremo anche della cosa giusta.

5 commenti:

  1. C'era un film che si chiamava "Fa la cosa giusta". Non è semplice ma ovviamente, chi non prova e non percorre le strade non sa quali sono giuste e quali sono sbagliate. Quindi MUOVETEVI Manuel. Anche a vicenda. Punzecchiatevi, andate avanti, distrattamente tiratevi e dondolate. Ma non rimanete fermi ad aspettare.

    Perchè per esperienza ... rimarrete li per sempre, senza che nessuno vi venga a cercare.

    Ti voglio bene. Da dentro.

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  2. Lost Soul mi diceva che in ciò che scrivo non vede vie d'uscita. qui, di vie d'uscita, ce ne sono parecchie. troppe. tante da non sapere quale scegliere. più che MUOVERSI, l'importante è DECIDERE. decidere verso quale direzione muoversi. l'unica cosa che non ho mai saputo fare, è restare fermo ad aspettare qualcosa o qualcuno. ma per la prima volta, forse, ti sei sbagliata. nella realtà non c'è nessuno da aspettare.

    p.s. film splendido. il gioco di parole deriva da lì.

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  3. Non pensavo ci fosse qualcuno ad aspettare. Chi aspetta, Manuel, siamo noi e la nostra vita. Io non mi muovo mai in funzione di nessuno o di qualcosa, che non sia me stessa e il mio piacere. Non ho pensato che nella realtà ci fosse qualcuno da aspettare ... anche perchè siamo così difficili e complessi che gli altri non ci aspettano di solito ci evitano. All'inizio era piacevole, ora un pò meno, ma ci si fa l'abitudine. Muoviti uguale e deciditi ... perchè per me muoversi equivale a sapere dove sto andando ... ho quindi deciso. Ti voglio bene ... Sbagliata come sono.

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  4. infatti avevo messo quel "forse". dopo la spiegazione, hai azzeccato in pieno un'altra volta: ci si muove senza essere attesi e senza attendere. e gli unici che saremmo disposti ad attendere, anche a costo di fare qualche passo indietro, ci hanno già evitato e si muovono verso altre direzioni, che sono per lo più quelle che a noi fanno schifo. noi ci muoviamo verso i boschi oscuri e i nuovi/le nuove cappuccetto rosso che fanno tanto i disobbedienti agli ordini della mamma, che ci seguono fino all'entrata del bosco, fino all'ultima parte di strada illuminata dalla luna, alla fine fanno marcia indietro e tornano a imboccare sempre la strada più sicura. ci si rivedrà all'arrivo. forse. noi due invece, che al posto dei baci ci mandiamo i respiri, ci siamo incontrati lungo la strada del bosco, che a quanto pare non è poi così poco frequentata.

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  5. No, non è poco frequentata. Ma siamo abituati a non essere guardati. Sempre reietti di questa società. Siamo capaci di confonderci nell'ombra, dapprima per esigenza poi per capacità.
    T'ho sfiorato, me lo ricordo. Ma eravamo così dentro le nostre sensazioni da non accorderci l'uno dell'altra. E quando ho aperto gli occhi, c'era il tuo respiro, ma eri già lontano.
    Tanto per questo bosco stiamo vagano, anime ombrose, sulla stessa lunghezza d'ombra.

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