29 marzo 2010

non riuscirai mai ad insegnarmi l'amore verso i miei simili. che al di là di tutto, fuori da queste quattro mura io e te siamo due esseri insignificanti. continuo a ripeterti che l'importante non è come inizia, non è come continua ma è come finisce. siamo come fiori recisi condannati ad appassire per aver dato bellezza. dovremmo forse imparare ad avere meno pietà per tutti. dovremmo forse imparare a morire un po' di più. imparare a chiedere scusa per i gesti più amorevoli. ad avere la consapevolezza che avere la consapevolezza di tutto non è affatto un bene. che sono uomini che divorano altri uomini, mia cara. tu lasciali fare. tu lasciami fare. sotto le luci ad intermittenza che danno una certa discontinuità a questa esistenza. immersi in un tempo liquido senza più passato o futuro. ci è rimasto da masticare solo il presente. mentre cerchi di spiegarmi che la vita andrebbe presa a sorsi e io sempre lì a bermi tutto d'un fiato. fino a far scoppiare le notti instabili dei nostri tradimenti più sinceri. sarà che per me la vendetta è sempre stato un piatto che va' mangiato bollente e qui si resta sempre a digiuno. sarà che i mesi continuano a cadere dal calendario e si schiantano sul pavimento con rumore assordante. e ci strappiamo la carne a morsi nel tentativo disperato di amarci. il piacere istintivo con cui facevamo l'amore da piccoli e invece adesso scopiamo in modo ragionato e ragionevole. con il vino come anestetico omeopatico per quei nostri sentimenti che non vogliono arrendersi al passare del tempo. nelle nostre giornate fotocopiate male. a rifugiargi nei nostri deserti personali. nell'inceneritore dei ricordi ci finiscono un po' tutti tranne quelli che vorremmo. mi manca sentire il mio sangue sulle tue labbra. mi manca sentire il loro sangue sulle mie mani. adesso ci daranno un conto in banca, una scrivania, un posto auto, una vita senza vitalità e diranno che ci hanno salvati. ci daranno il concerto di natale, i fuochi d'artificio a capodanno, una spiaggia a ferragosto e ci diranno pure che siamo felici. sarà quando avranno già disinfettato tutti i nostri pensieri. perchè eravamo figli naturali della rivoluzione e siamo rimasti orfani per sempre. nostra madre ci ha abbandonati. è diventata una puttana d'alto borgo. adesso siamo figli adottivi dell'impero culturale che tanto odiavamo. a scuola ci facevano disegnare le auto volanti. ci hanno cresciuto con il mito del nuovo millennio promettendoci un futuro da sogno. è finita che ci siamo svegliati dentro a un incubo oppure non ci siamo svegliati affatto.

1 commento:

  1. Abbiamo desiderato sezionare le parole sapendo a cosa andavamo incontro. Facendolo infine abbiamo tagliato i nostri esseri che hanno iniziato a sanguinare. Ma ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso di non curarci, ma di cibarci a vicenda fino a quanto ce ne era, fino a quando ne potevamo prendere.
    Siamo infine crollati ognuno nel suo limbo credendo che l'altro ce l'avrebbe fatta, lontano da noi. Nello stomaco ancora sentiamo l'odore del sangue dell'altro. Con l'angono dell'occhio esaminiamo attentamente scorci di palazzi fotografati in pozze d'acqua di cieli sereni. E non saranno mai gli stessi posti che vedremmo contemporaneamente, per quanto l'abbiamo desiderato.
    Proviamo ad amarci e l'unico risultato è il dolore che ancora ci portiamo dentro della carne dilaniata dai tuoi denti e sezionata dalle mie parole. A volte non si può proprio nulla contro la propria natura.

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