29 luglio 2009
trattenere le parole che si vorrebbe dire è un po' come trattenere il respiro. arrivi al punto che devi necessariamente aprire la bocca. o iniziare a muovere le dita su una tastiera. e poi sentirsi sempre come se si dovesse chiedere scusa per il disturbo. come a uno sconosciuto. ma quando non hai più voglia di chiedere scusa. di pregare. di cercare di convincere. di spiegare. allora, preferisci morire soffocato. e restare ad ascoltare in silenzio. a guardare in silenzio. e pensare solo: fa' quel cazzo che vuoi. addio. fottiti. e non aspettarmi. io torno a vivere al contrario.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
E' esattamente quello che mi sono detta ieri sera...
RispondiEliminaChi me lo fa fare di chiedere sempre scusa, di giustificarmi, di cercare di convincere, di spiegare?! Se vuoi andare, vai. chissenefotte.
..ma resta sempre l'amaro in bocca..per questo si ritorna a vivere così http://cisiaccontentadellaluna.blogspot.com/2009/02/e-il-momento-di-ripartire-da-se.html#comments
RispondiEliminaQuando il silenzio diventa muto,non c'è più motivo per ascoltare,certo sarebbe facile riuscire a credere veramente al me ne frego,ce lo raccontiamo,ci proviamo,ha un sapore acre,che snaturalizza ciò che vorremmo naturare,ma tra quelle mille e mille ragioni che cerchiamo nei nostri perchè senza un eco del silenzio rimane il nulla fa male,ma ci fa rendere conto di essere vivi,se no non sentiremmo nulla.
RispondiEliminaQuello stile di vita mi ha "posseduto" per molto tempo, ed in dono mi ha lasciato solo un vuoto ancora più grande. E più il vuoto cresceva e più vivevo in quel modo, fregandomene di tutti e di tutto, non pensando al poi ma solo all'adesso. E il vuoto si espandeva a macchia d'olio. Anche se quel sapore amaro in bocca non se ne va, io non voglio ritornare a vivere così. Mi distruggerei, lo so. Ma credo che sia proprio quello che tu vuoi. E non posso certo dire di non capirti.
RispondiEliminasolo un piccolo appunto: questo è un blog. non un diario. uno scrittore sa nascondere se stesso dietro i suoi personaggi. sa inventare qualcosa dal nulla o partire dalla sua personale realtà per trasfigurarla, esagerarla, portarla alle situazioni più estreme. oppure può scrivere tutto esattamente per come accade nella realtà. trascrivere ciò che pensa, crede e sente, in modo del tutto fedele. io mento già nella vita reale, figuriamoci nella fantasia. ma dire che sto mentendo potrebbe voler dire che quello che scrivo è me stesso. oppure che è tutto inventato. ma, in fondo, cosa importa?
RispondiElimina"raccontare una storia è il nostro modo per digerire ciò che ci accade. Per digerire le nostre vite. La nostra esperienza...Altri eventi-quelli che non riesci a digerire-ti avvelenano. Le parti peggiori della tua vita, i momenti di cui non puoi parlare, ti fanno marcire dall'interno...Ma le storie che riesci a digerire, che puoi raccontare, quei momenti del passato li puoi controllare. Foggiare, lavorare. Dominare. E usarli per il tuo bene. Quelle storie hanno la stessa importanza del cibo. Le puoi usare per far ridere la gente, per farla piangere o darle la nausea. Oppure per spaventarla. Per farla sentire come ti sei sentito tu. Per contribuire a smaltire quel momento del passato, tanto per te quanto per loro. Finché quel momento non sarà morto. Consumato. Digerito. Assorbito. E' così che riusciamo a digerire tutta la merda che ci capita."
Chuck Palahniuk
E' vero, potrebbe essere tutto solo il frutto della tua fantasia. ma mi piace pensare che quello che scrivi sia il tuo vissuto, ho bisogno di credere che quel dolore sia reale, perché di esso il mio dolore si nutre.
RispondiEliminaIo conosco me stessa e come una brava attrice so trasfigurare ciò che credo in altro, quello che mi fa male posso mistificarlo, il reale renderlo fantasia, la fantasia farla bramare a chi è intorno. Non importa quello che sei, quello che scrivi. Anche un solo . all'interno di una pagina potrebbe aver senso per te e per chi ti sente. Stranamente, estremamente, mistificatamente, estraneamente, ti sento. E riesco a cadenzare i battiti del tuo scrivere sulla tastiera. Per un solo motivo. Solo chi ha passato quello di cui tu parli può arrivare a scrivere quello che tu tramuti in lettere. Le sensazioni in parole, i pensieri dovuti a circostanza particolari in musica e colore. Non tutti possono farlo, perchè non ci sono passati. Non tutti possono farlo, perchè non sanno cosa vuol dire. Non tutti possono farlo, perchè non riescono a percepire queste vibrazioni nell'aria.
RispondiEliminaE allora puoi continuare a dirmi che tutto questo è fantasia, che si muove solo nella tua mente, assieme alle sue figure. E mentre dici ciò posso guardare le ferite che hai sul tuo braccio sinistro e sorriderti, annuendo, senza chiedere il perchè.
Buongiorno Manuel.
morire soffocato mi fa paura...
RispondiEliminapreferirei la fucilazione, o comunque uno sparo, magari al cuore, così finisce subito, o almeno dovrebbe...
anche veleno, gas, cadere dall'alto o affogare mi fanno paura, il fuoco poi...
meglio un bel colpo al cuore, sì...
ray
(ti ho visto su http://www.flickr.com/groups/italianbloggers/discuss/111820/page2/#comment72157621922044552)