8 febbraio 2009


E' il momento di ripartire da sè, dall'unità minima, dai telefoni che non suonano. Dalle notti solitarie, dalle corsie preferenziali per correre senza doversi fermare se non c'è un motivo valido. Dalle soste momentanee che non durano abbastanza da creare vincoli nè false certezze. E' il momento di ricominciare a prendere senza più preoccuparsi di dare, farlo solo in modo spontaneo. Riprendere i vecchi vizi, quelli abbandonati perchè si era trovata la tranquillità. Ingozzarsi di vita fino allo sfinimento, dimenticarsi i nomi e le strade. Anche quelle per ritornare. D'altronde, non c'è fretta di tornare, tanto non c'è più nessuno ad aspettare. Non c'è più nessuno da tradire, l'abbondanza è dunque lecita. E che abbondanza sia. Di sguardi, di mani, di strade, di ore chiuso nei buchi, di bicchieri e bottiglie intere, di parole sbiascicate, di gente di cui il giorno dopo fottersene. Allora via, di corsa verso il nulla, a consumare le suole sull'asfalto bagnato. Fermarsi un attimo, arraffare tutto e poi scappare. Se volete, entrate pure. Prego, c'è posto per tutti. Ma a nessuno è permesso di restare.


da "Prego, c'è posto per tutti"

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