9 giugno 2010
"inizia dall'inizio e vai avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati."
ora che il nostro amore lo abbiamo fatto a pezzi chiuso in una sacca e gettato nel fiume del tempo per farne sparire ogni traccia. ora che non so più il tuo nome e non so neanche se esisti. la vita è bene viverla come un viaggio ma viverla da turisti forse è un po' troppo. le luci notturne delle navi da crociera che al mattino vomitavano turisti sul porto di messina che poi alla sera ripartivano senza aver trovato un cazzo da vedere a parte un duomo di merda. c'era quella canzone di non ricordo chi che parlava di non ricordo cosa che ti piaceva così tanto. poi abbiamo chiuso gli occhi e desiderato che tutto svanisse. come sempre, la paura ha avuto la meglio su tutto. sui film della nouvelle vague che finiscono all'alba e sui libri sgualciti per l'eccessivo leggerceli a vicenda. nei pomeriggi infiniti a cercare la vita e nelle notti troppo corte il giorno prima di ripartire. adesso ci guardiamo intorno e pensiamo che questo posto sia splendido. splendido e altrettanto inutile. o inutilizzato. tra i vecchi che bestemmiano a denti stretti e i ventenni senza neanche la voglia di incazzarsi. mentre da lontano ci chiedono come cazzo facciamo a resistere ancora in questo deserto in riva al mare. a tormentarci con le solite domande senza risposta. in fondo non è nient'altro che noia se questi pomeriggi sono una strage di caffè ammazzati a colpi di montenegro. in questo tempo che non vuole morire. tra i ricordi accatastati come vecchi giornali pieni di notizie che non ci riguardano più ma che hanno fatto la nostra storia. tanto non avremo mai prove sufficienti. ciò non vuol dire che smetteremo di dire. quando saremo stanchi delle continue ripartenze, dei futuri sempre troppo lontani, dei denti spezzati a forza di mordere pietre. sarà allora che spegneremo il motore, getteremo via la chiave e inizieremo l'adattamento. per non essere mai più noi stessi. per avere un posto da chiamare casa. per continuare a chiederci a cosa sarà servito tutto questo. intanto ci tocca di vivere al passo rapido dei nostri tempi. cercare trovare prendere lasciare perdere perdersi. a volte ritrovarsi. amarci quasi per caso e odiare anche d'istinto. così poetici e patetici. così schifosamente umani.
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La paura.
RispondiEliminaLa paura di comprendere che non c'è niente da comprendere
La paura che diventa euforia e ti da' forza, il tuo stato di grazia
L'asfalto che scorre come una suola consumata
Le impronte del destino si confondono con quelle della fortuna
E lo stomaco incassa i colpi dei ricordi.
La musica che ascolti ti parla di fuoco e di pioggia
Fuoco e pioggia
e ti appoggi all'uomo che eri
mentre tutti aspettano l'uomo che sarai
e solo la paura ti da' il coraggio di essere
l'uomo che sei.
Chi ha paura è vivo
chi è già morto, no.
Vincenzo Costantino "Chinaski"
uno dei libri ancora da sgualcire. intanto si sta impregnando di smog.
RispondiEliminablog molto interessante... se ti va passa nel mio e dimmi che ne pensi bax
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