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di eserciti di quattro cinque persone. della realtà oltre la verità. di stelle che cadono senza fare rumore. del sole di dicembre e di desideri distorti. di noi che siamo stati ingoiati e risputati trasformati. dei silenzi che ci devastano e delle assenze come presenze costanti. delle vene che non si tagliano bene e della rinuncia di un dio imperfetto. di anime rifatte e mani che tremano. del vivere oltre l'esistere.
A volte mi chiedo, se si può sentire la mancanza di ciò che non si ha mai avuto. Se si può sentire quel brivido sulla pelle, avendo voglia di ascoltare ancora un volta la tua voce. Una voce fin ora sconosciuta, ma che il mio ego chiede di ascoltare ancora. Immaginare i capelli ricci spandersi nell'aria e sentire la mancanza di vederti scrivere. Apparire le lettere una ad una una sulla carta. Sentire la brezza di mare fuori e un temporale in arrivo. Toccare con un dito il legno dell'assito e chiedermi che cosa ci faccio qui, in mezzo alle tue parole che non sono per me, in mezzo alle tue giornata che sai di vivere a distanza, nella tua città che visitai quel giorno, passando bene con le mani lungo le rocce del sentiero prima di arrivare alla Torre. Respirare a fondo, come quasi a volerti sentire dentro. Ed era troppo bello quel paesaggio, che abbassai gli occhi e tornai nelle vie più oscure della città, confondendo ogni sguardo col tuo.
RispondiEliminaE vorrei che le persone non mi entrassero così dentro come schegge, per poi accorgermi che fanno parte di un altro vetro. E qualunque cosa tu possa fare, rimangono dentro di te, inesorabilmente, parlando di loro.
E chiudo gli occhi ancora una volta. Le tue braccia distese come in un ultimo abbraccio, sul tetto mille acchiappasogni. E' un immagine che non tolgo, una scheggia, la più colorata, nella parte più vitale del mio essere.