4 novembre 2009

LA PAROLA CREA UN'ELEVATA DIPENDENZA. NON INIZIARE.




avevamo ricoperto le mura bianche senza spigoli di quella stanza di scritte ad inchiostro nero per non dimenticare mai ciò che pensavamo. c'era quel pezzo di musica classica contemporanea in cui da strafatti avevamo ritrovato noi stessi in ogni singola nota. lì dentro c'erano racchiuse e trasformate in musica tutte le nostre gioie, tutte le nostre tristezze, ogni lacrima e ogni singola carezza. adesso non riesco più a riconoscere quale traccia fosse di quell'album. era tutto un pezzo di vita chiuso in sei minuti di accordi senza parole. io che non ricordo mai un cazzo ho impressa in mente come una fotografia sbiadita quella notte in macchina. che sembra passata una vita e invece la vita ce l'abbiamo ancora tutta davanti. non avevamo il coraggio di pronunciare quella parola e se lo facevi lo facevi tra le lacrime. la vita che non avremmo mai immaginato, la vita che mai avremmo voluto. la vita che avremmo desiderato. che cazzo di senso ha adesso ripensare a ciò che non è stato o non è stato? come immaginare come sarebbe venuto su bene un figlio che abbiamo abortito. non c'è più spazio per i rimorsi. adesso è tempo di capire che non abbiamo più molto tempo. quel che ricordiamo non ha più importanza. è quel che viviamo adesso in questo preciso istante ciò che più importa. ci siamo ubriacati per sempre con tutte le lacrime che abbiamo versato. ci siamo iniettati in vena tutti gli errori che abbiamo commesso lungo un cammino fatto di ogni sensazione che si possa provare o contraffare. adesso il vento gelido cerca di imitare un respiro perduto. ho un occhio da 50mm attraverso cui filtrare il mio sguardo. un vocoder attraverso cui far passare la mia voce prima che tu possa sentire le mie parole raccontare di tutto questo. di quando restiamo gli unici superstiti ancora in piedi nella notte assassina e tutti gli altri riversi sulle scalinate e sulle panchine delle piazze ormai silenziose o a regalarsi parole ipocrite e orgasmi sinceri. le albe allucinogene sui porti industriali mentre le puttane sfinite ci sorridono con entrambe le labbra arrossate come i nostri occhi stanchi di ricevere immagini e bisognosi del nero del nonpensiero. partiremo per le zone di confine dei nostri cuori. a sperare di farci sparare addosso dai sentimenti in rivolta. i nostri sentimenti in permanente guerra civile e noi come promotori di una pace impossibile non resteremo impassibili di fronte a ogni nostra nuova sconfitta. che questi giorni si diluiscono tra le mura come gocce d'acqua scomposte e si sente l'assenza insostenibile di un'idea difficilmente realizzabile.


meno male che ho l'istinto e l'abitudine
ad arginare questo vuoto d'inquietudine

3 commenti:

  1. e tutto il resto non pesa più..ma tu,mi manchi!

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  2. Ogni parola talvolta sembra una punta.

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  3. ... in un tempo differente ... in un altro luogo ... l'assenza insostenibile di un'idea difficilemente realizzabile.

    E cade una goccia in mezzo all'oceano, perchè nasciamo sparsi e a volte il mare, dove è caduta la mia lacrima, te la riporterà sulle labbra. E senza saperlo assaporerai il mio sale, sorridendo con il sole negli occhi.

    E' così che tutto si tramuta. Inconsciamente.

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